Quando arrampichi, una delle emozioni più grandi è quando per la prima volta superi una nuova via che nessuno prima ha mai percorso. Non importa solo il grado di difficoltà, il gesto atletico, il lasciare il proprio nome legato ad un luogo. Conta la sensazione di aver pensato qualcosa di nuovo, di aver sperimentato sé stessi e il proprio corpo. Il ripetere qualcosa è sicuramente bello, ti fa imparare dall’esperienza di altri ma è comunque un’altra storia. Finale For Nepal è nata così: una via mai tentata prima che un gruppo di amici ha deciso di superare e per la quale si sono lanciati una sfida con obiettivi apparentemente improbabili. Si tenta, si cade, si prova, si riprova, alcuni di questi amici scuotono la testa e ti fanno capire che forse è vero che la sfida lanciata è davvero improbabile e rinunciano, dandoti una pacca sulla spalla e regalandoti un sorriso che comunque ti porterai dentro. Chi è rimasto si è consumato le dita su una parete spesso impervia e dove gli appigli cedevano ogni volta che ti sembrava di aver raggiunto il top. In questo modo sono trascorsi anni di tentativi, pensando sempre a quel punto in alto. Infine, arrivi ad un momento della salita in cui stacchi per un momento gli occhi dalla parete, rilassi le mani, prendi fiato e giri la testa. In basso vedi quanta strada hai percorso, in alto un punto ancora da raggiungere ma per cui basta ormai poco. ma nello stesso istante, vedi intorno a te un panorama stupendo, che avevi dimenticato, tutto teso nello sforzo del salire. Capisci che in fondo, questo è il momento importante: l’importante non è la meta ma come viaggi. In quel momento in cui respiri, ti accorgi quante cose hai raggiunto, quante ne hai lasciate indietro. Ecco che la via è superata. Finale for Nepal compie dieci anni: un gioco di amici diventato una cosa grande, forse troppo per la sua natura giocosa ma dagli scopi ben precisi. Ecco che allora, in quella sosta, quello stesso gruppo di amici si interroga su cosa siamo diventati e perché e dove vogliamo andare: non vogliamo in alcun modo essere un evento commerciale e la nostra natura è quella di voler aiutare un popolo e un territorio che amiamo ma soprattutto lo vogliamo fare secondo la nostra filosofia. Noi amiamo Finale e il finalese, la sua natura, il contatto con la sua forza selvaggia, le emozioni che non ci stanchiamo di provare: è per questo che la decima edizione sarà il perfetto contrario di quello che dovrebbe essere una celebrazione. Pensare verticale vuol dire anche andare oltre e pensare nuove vie e per farlo abbiamo scelto l’altopiano della Manie, una location che ci permetterà di dare la giusta dimensione alla festa che abbiamo immaginato. Come alla fine di ogni edizione veniva distrutto il mandala, opera d’arte di geometrie complesse, colorate e bellissime, allo stesso modo ripartiamo dalla nostra semplicità iniziale: il mandala era diventato troppo grande, bello e fragile per essere la nostra rappresentazione fedele: sarà quindi una grande festa che celebrerà una fine ma soprattutto un nuovo inizio che ci permetterà di pensare verticale insieme a tutti voi.